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lunedì 21 dicembre 2009

Il subdolo nemico: La Fame Nervosa




Il subdolo nemico: La Fame Nervosa




A chi non è mai capitato di non sentirsi propriamente OK e subito dopo di aprire il frigo con la ferma decisione di svuotarlo completamente?


A me si!


Ma cosa succede nella nostra testa?


Mangiare significa metaforicamente riempire un vuoto.

Naturalmente bisognerebbe saziare la fame, e non la frustrazione o il nervosismo, si mangia per rilassarsi o per gratificarsi e di certo non si scelgono cibi ipocalorici.

La fame nervosa si sviluppa già in tenerissima età, specie durante l’allattamento, sarebbe indispensabile capire quando il neonato ha realmente bisogno di cibo, cioè ha realmente fame, e quando la sua richiesta è solo bisogno di coccole.

Da adulti il fenomeno tende a persistere e si risveglia la fame proprio quando ci si sente particolarmente giù.

Esistono varie tipologie di mangiatori nervosi, andiamo ad esaminarli:

Mangiatori tristi: l'individuo è triste e tenta di sconfiggere la propria tristezza mangiando. La tristezza in genere ha origine da un'analisi realistica di un fatto spiacevole, di una perdita o di una. Non bisogna confondere la tristezza con la depressione, in quanto quest'ultima deriva invece da una distorsione del pensiero nei confronti dell'evento spiacevole tendendo a valutare la situazione negativa in maniera irrazionale e catastrofica, associandovi numerosi fattori quali: tristezza, basso livello di autostima, pessimismo riguardo al futuro, diminuzione dell'interesse sessuale e dell'energia, modificazione dell'appetito e del peso. Per aiutare i mangiatori tristi la prima cosa è modificare i pensieri riguardo all’evento che ha generato quello stato d’animo. Un altro aiuto può arrivare dall'esercizio fisico continuativo, che genera un miglioramento del tono dell'umore, anche quando il soggetto si nasconde dietro pensieri del tipo "non sono uno sportivo" o "è troppo faticoso".

Mangiatori ansiosi: in questi soggetti è tipico il legame intercorrente tra ansia e cibo, specialmente se l'ansia deriva dall'apprensione o dalla preoccupazione per un evento futuro che sarà spiacevole o pericoloso. Il soggetto ansioso tenta di alleviare con il cibo i sintomi di sudorazione, agitazione, tensione, irrequietezza. Per aiutare queste persone è necessario innanzitutto identificare le emozioni e la loro sequenza, i pensieri e le circostanze che creano l'ansia e quindi discutere e modificare in modo razionale l'atteggiamento mentale. .

Mangiatori annoiati: la noia è probabilmente la più diffusa forma di mediazione emozionale nell'alimentazione. Per i mangiatori annoiati, infatti, il cibo è l'unico motivo legittimo per poter interrompere un'attività noiosa. Come esempio di questo si può prendere la pausa durante le ore lavorative, quando si beve il caffè e si mangia la brioche: questo è ritenuto accettabile, mentre non lo sarebbe interrompere il lavoro per leggere il giornale o per fare due passi. Anche la casalinga che si ritrova con del tempo libero e non sa che fare, spesso inizia a cucinare e a mangiare. La noia non è associata a dei sintomi evidenti, è quindi difficile identificare il vero problema. E' quindi utile programmare attività piacevoli, non impegnative e, quando questo non fosse possibile, cercare di svolgere le attività noiose in un luogo dove non vi sia del cibo.

Mangiatori soli: questi soggetti usano il cibo come il sostituto di qualcosa che manca: un compagno, un amico o qualcuno con cui condividere la vita. La situazione viene a peggiorare con il conseguente aumento di peso, poiché aumentano le difficoltà a relazionarsi con gli altri. Nel caso in cui la solitudine venga dalla mancanza di contatti con gli altri, cercare di stimolare il rapporto sociale e il superamento di eventuali pensieri negativi nei confronti della proprie capacità di relazionarsi agli altri e del pensiero pessimistico nei confronti di futuri rapporti. Nel caso in cui le relazioni esistano ma siano superficiali, bisogna imparare ad identificare uno o due amici reali, a conoscerli meglio, senza pretendere la perfezione nelle persone prescelte. Ovviamente questo processo richiede molto tempo.

Mangiatori arrabbiati: La rabbia, espressa sotto forma di risentimento, gelosia, indignazione o frustrazione può essere associata all'eating emozionale. Non si riesce ad ottenere ciò che desidera e, quindi, si mangia per scaricarsi e per sfogarsi. Sintomi sono dolori allo stomaco o ai muscoli. Per risolvere questo problema bisogna imparare a gestire la rabbia, iniziando prima di tutto esternando la rabbia, sfogandola in qualche modo che non sia il cibo. Bisogna ricordare che ognuno ha il diritto di esprimere ciò che pensa, essere chiari nelle nostre richieste, non criticare la persona con cui si discute, ma solo i concetti che essa esprime, superare la paura di dire no, accettare con calma le critiche, riflettendo sul fatto che potrebbe esserci del vero in ciò che ci viene detto.

Mangiatori celebrativi: fanno parte di questa categoria i soggetti che trovano impossibile gioire di qualcosa senza abusare con il cibo, e hanno molta difficoltà nel prendere parte ad un evento senza mangiare o bere in eccesso. Bisogna capire che le occasioni sociali sono fatte per incontrare gente e non per mangiare cibo superfluo.


Quindi è importantissimo imparare a distinguere la fame nervosa da quella

biologica.

Un valido esercizio è creare un diario alimentare scrivendo vicino a cosa si mangia anche come ci si sente o cosa si prova in quel momento. Inoltre è utile associare alla dieta dell'esercizio fisico continuativo, che, oltre

a migliorare il tono dell'umore, e quindi a ridurre l'eating emozionale, contribuisce anche a ridurre la fame biologica.





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